Introduzione
Immerso in una natura incontaminata il Santuario della Verna è uno dei luoghi più rilevanti del francescanesimo.
Nella primavera del 1213 San Francesco incontra il Conte Orlando di Chiusi della Verna, il quale, impressionato dalla predicazione fatta dal frate mentre attraversava la regione di Montefeltro, vuole fargli dono del monte.
La chiesetta di Santa Maria degli Angeli, costruita in seguito all'apparizione della Vergine a San Francesco, è il nucleo originario attorno al quale si è poi sviluppato tutto il convento.
Si presentava ad aula unica suddivisa in due zone da un tramezzo, ristrutturata e ampliata dopo il 1250, conserva della struttura originaria soltanto la campana del 1257. All'interno l'altare ospita una dossale di terracotta invetriata con L'Assunta che dona la cintola a San Tommaso, opera di Andrea della Robbia realizzata intorno al 1485, mentre in prossimità dell'ingresso si trovano due pale, di scuola robbiana, raffiguranti la Natività con San Francesco e Sant'Antonio e la Pietà.
Al 1568 risale la consacrazione della Basilica Maggiore dedicata alla Madonna Assunta, costruita tra il XIV e il XV secolo e più volte rimaneggiata.
Custodisce al suo interno capolavori d'arte, tra cui spiccano le ceramiche di Andrea della Robbia e della sua bottega come la Madonna del Rifugio, che arricchisce l'altare dedicato a San Francesco, la Natività, l'Annunciazione e la pala dell'Ascensione.
Quest'ultima, risalente al 1490, in orgine era ospitata al centro della chiesa sul fondo.
Nella Cappella delle Reliquie sono conservati, in una bacheca di cristallo, alcuni oggetti appartenuti a Francesco e all'interno di una teca in bronzo la reliquia più importante del Santo, un panno di lino intriso del suo sangue.
Di epoca più tarda, risalenti alla seconda metà dell'Ottocento tre tele di Ferdinando Folchi, pittore fiorentino del XIX secolo.
Intervento di Restauro
Interventi di restauro
Gli allievi del corso Restauro Dipinti dell'Istituto per l’Arte e il Restauro, Palazzo Spinelli sono intervenuti, sotto la supervisione di docenti esperti e nell'arco di diversi anni, su molte delle opere presenti nel Monastero. Il loro lavoro si è concentrato su oltre trenta dipinti risalenti ad un periodo che va dal XVI al XX secolo, oggetto di interventi di restauro conservativo e/o pittorico.
Consacrazione di Santa Maria degli Angeli
Ferdinando Folchi firma questo dipinto, datato 1877, su un arco sopra una porta a sinistra della tela, come se fosse un’iscrizione. Suoi anche La donazione del monte a San Francesco e nel refettorio l’affresco L’ultima cena.
Il restauro
La prima operazione è stata quella di documentare fotograficamente il dipinto per poter confrontare, ultimato il restauro, lo stato iniziale e quello finale e per avere un’osservazione più approfondita dell’oggetto e del suo stato di conservazione.
Sul perimetro della tela originale sono state eliminate le strisce applicate durante l’ntervento di strip-lining e dopo alcuni esperimenti di foderarura alternativi si è scelto di procedere con una rintelatura a pasta fiorentina per conferire planarità alla superficie.
Durante la fase di ritocco pittorico, eseguito prima a tempera e poi a vernice, si è intervenuti per coprire, lungo i bordi del dipinto, le parti di tela prive di colore.
La donazione del Monte a San Francesco
Nella scena dipinta, storicamente avvenuta, San Francesco interagisce con un uomo ben vestito, il Conte della Verna e attorno a loro si raccolgono numerosi cittadini concentrati su ciò che sta accadendo.
Il telaio originale presentava varie mancanze di materiale e fori di sfarfallamento causati da insetti xilofagi.
Lungo i bordi e al centro della tela risultavano evidenti le impronte del telaio a causa del contatto diretto con la superficie del dipinto.
L'indagine con lampade a UV ha evidenziato la presenza di ritocchi a vernice in più punti.
Il restauro
L’intervento di restauro ha avuto inizio con la spolveratura del verso e del recto, attuata con l’utilizzo di pennelli a setole morbide e l’aspirapolvere, seguita dalla depoverizzazione, per alleggerire la superficie pittorica dallo sporco presente.
Successivamente la tela è stata svincolata dal telaio e si è proceduto con la velinatura.
A questo punto è stata effettuata la pulitura meccanica del retro dove è stato rimosso il tassello di tela sotto il quale era presente un taglio simile ad una “L” e un altro di 3-4 cm, entrambi circondati da sporco e dall’adesivo che teneva le due tele unite.
Infine piuttosto che applicare una rintelatura con un nuovo supporto tessile si è deciso di intervenire con un'operazione di strip-lining.
Santa Maria Maddalena
Prima che gli allievi intervenissero su questo dipinto la pellicola pittorica risultava ossidata e presentava numerose crettature, sollevamenti, cadute di colore nella parte bassa e uno spesso strato di vernice e creste di colore in numerose zone.
Il restauro
Si è iniziato con una leggera depolverizzazione della superficie pittorica. Per restituire planarità alla tela è stata effettuata una breve e leggera stiratura dei bordi nei punti in cui era piegata intorno al telaio ed è stata effettuata la velinatura a resina e cera per proteggere la superficie.
La pulitura del retro è stata eseguita mediante l’azione meccanica del bisturi, sono state rimosse delle toppe ed eliminati lo sporco depositato e le tracce di colla invecchiata. Infine è stato eseguito un intervento di consolidamento e un’operazione di svelinatura per eliminare i residui di cera e resina ancora presenti sulla superficie.
San Carlo Borromeo
La tela è di origine vegetale a ordito semplice, sul retro era presente della colla utilizzata per conferire rigidità e ritensionare il dipinto, tuttavia col tempo si sono create in alcune zone delle deformazioni piuttosto evidenti.
Nella zona centrale lungo i bordi si intravedevano l’impronta del telaio e una toppa probabilmente applicata per coprire una lacuna, mentre sul retro era riconoscibile un disegno stampatosi col tempo a causa della sua posizione a contatto con una presunta carta da parati.
Il colore risultava ossidato nella parte destra alta e in alcune zone erano visibili delle cadute di colore, più evidenti nelle biacche in corrispondenze del corpo del Cristo. In altre zone erano evidenti sbavature che avevano mangiato il colore in modo irreversibile.
Il restauro
Durante la rimozione del telaio si è cercato di mantenere integra la cornice a cui era inchiodato e dato il buono stato del film pittorico si è ritenuto inutile velinare il dipinto.
Per cercare di recuperare la planarità del dipinto sono stati eliminati residui di colla e sporco sul retro e nelle zone in cui si trovavano delle interruzioni di trama e ordito sono stati effettuati degli intarsi. Dal momento che il dipinto non presentava consistenti problematiche strutturali, la tela era molto tenace e il colore aveva una buona tenuta si è scelto di effettuare un intervento di strip lining.
La Madonna dei sette dolori
La tela è incollata su un supporto ligneo di forma ottagonale, non regolare, costituito da tre sezioni unite tra loro da due traverse fissate sul retro. La tela si presentava depolimerizzata e divisa in tre parti corrispondenti alle tre sezioni del supporto ligneo.
Tramite l’ausilio della lampada Wood è stato possibile individuare la presenza di ripensamenti dell’artista relativi al disegno preparatorio e alla pittura stessa, inoltre il film pittorico risultava totalmente coperto da uno spesso strato di vernice di colore bruno-rossastro che conferiva al dipinto un aspetto monocromo.
Il restauro
Il dipinto è stato dapprima depolverizzato per rimuovere lo sporco di deposito atmosferico più superficiale.
Essendo impraticabile un completo recupero della planarità senza il distacco della tela dal supporto, sono state effettuate alcune prove di rimozione, servendosi inizialmente di spatole, per saggiare la tenacità dell’adesivo utilizzato per far aderire la tela alla tavola.
Prima di proseguire con l'operazione di smontaggio che avrebbe sottoposto il film pittorico a stress meccanici eccessivi, è stata effettuata una prima velinatura seguita da una seconda a cera e resina che ha permesso di creare uno spessore adatto a sopportare l'intervento.
A questo punto si è intervenuti sulla tela, fortemente deformata, per restituirle planarità, a tal fine anche il retro della tela è stato sottoposto a pulitura meccanica con il bisturi eliminando così lo spesso strato di colla che ne limitava l'elasticità.
Raggiunta una planarità accettabile si è ritenuto necessario consolidare il dipinto. Dopo aver rimosso la tela dalla tavola, colmate le lacune e velinata la superficie pittorica, si è potuto procedare alla rintelatura su telaio mobile con traversa centrale.