Introduzione
Introduzione storico artistica
San Carlo dei Lombardi fu costruita nell'VIII secolo insieme ad altre chiese e luoghi di culto fondati a Firenze dai Longobardi. Demolita la prima chiesa nel 1284, a partire dal 1349 per decreto della Signoria fu eretta quella attuale, con facciata gotica e a navata unica, dedicata come la vicina Orsanmichele a Sant'Anna. Fu completata nel 1404 e nel 1616 l'edificio assunse il nome attuale, con dedica a San Carlo Borromeo, importante personaggio della Controriforma.
In questa fase fu eseguita la grande tela seicentesca raffigurante la Gloria di San Carlo con cornice dorata barocca, esposta sopra la porta d'ingresso fino al restauro della primavera del 2006.
Agli inizi del Settecento risalgono invece gli affreschi delle quattro lunette con scene della vita del santo, gravemente compromesse in seguito all'alluvione del novembre 1966.
Queste pitture murali mostravano solfatazioni di colore bianco causate dall'umidità di risalita e presenza di sedimenti di polvere e di nero fumo a cui si è ovviato con un accurato intervento di restauro, pulitura e necessarie integrazioni, eseguito dall'Istituto per l'Arte e il Restauro, Palazzo Spinelli.
Intervento di Restauro
La Gloria di San Carlo
Questa tela, di notevole dimensioni, fu eseguita nel 1616, data emersa durante la fase di pulitura, da Matteo Rosselli, artista che lavorò insieme ai più importanti pittori dell'ambiente fiorentino dell'epoca.
Stato conservativo
La tela, di origine artigianale, era attaccata con delle graffette ad un telaio fisso a sezione rettangolare, molto danneggiato soprattutto nelle parti perimetrali. Il supporto tessile risultava poco tensionato e mostrava deformazioni rigide nella parte bassa, in corrispondenza di una toppa individuata sul retro.
Il film pittorico presentava cadute di colore che lasciavano intravedere uno strato di pittura sottostante e craquelure di invecchiamento sull'intera superficie, particolarmente nelle zone scure.
Erano evidenti stucchi e ridipinture di un precedente restauro e lo strato ingiallito di vernice comprometteva pesantemente la leggibilità dell'opera.
Il restauro
Dopo un'analisi visiva preliminare e un'indagina fotografica del dipinto, ha avuto inizio il progetto di restauro vero e proprio.
Sono state eseguite varie prove di pulitura per individuare i solventi più adatti a rimuovere le ridipinture lo sporco atmosferico e i diversi strati di vernice, ed effettuata una velinatura parziale a resina e cera. Poichè il supporto tessile risultava tenace e in buono stato di conservazione, anziché procedere con una rintelatura si è ritenuto più opportuno effettuare uno strip-lining, operazione consistente nell'applicazione di strisce di tessuto lungo i bordi perimetrali della tela per ottenere una nuova superficie più resistente. Prima di ritensionare la tela sul telaio, questo è stato ripulito e trattato con dei solventi per eliminare la presenza di insetti xilofagi che ne avevano indebolito la struttura.
Come fase finale, dopo aver colmato le lacune esistenti con stuccature in gesso e colla di coniglio, il dipinto è stato oggetto di un restauro pittorico. Sono state stese basi a tempera ed effettuate delle integrazioni con colori a vernice, utilizzando la tecnica del mimetico nelle zone più piccole e della selezione cromatica nelle mancanze di grandi dimensioni.
La cornice
La cornice, anch'essa seicentesca, è stata realizzata con legno di pioppo e di abete.
La cornice, anch'essa seicentesca, è stata realizzata con legno di pioppo e di abete.
In epoche successive, probabilmente per ricostruire parti mancanti, sono stati aggiunti nuovi elementi realizzati con diverse tecniche di doratura. Per l'intervento di restauro si è rivelata fondamentale l'individuazione dei diversi materiali usati.
Stato conservativo
La cornice risultava coperta da uno spesso strato di deposito atmosferico. Il degrado più evidente si riscontrava nella parte inferiore essendo la zona più esposta e sensibile all'accumulo di polvere e nerofumo causato dalle candele. Nel complesso si presentava in buono stato di conservazione, tuttavia presentava sollevamenti, fori di sfarfallamento causati dall'attacco di insetti xilofagi, cadute di oro, e zone ossidate per l'aggiunta di porporina.
Il restauro
Il restauro ha avuto inizio con un intervento di pulitura, per rimuovere lo sporco depositato sono stati utilizzati pennelli e aspirapolvere, ma anche essenza di petrolio e bisturi laddove i depositi di sporco apparivano più spessi, agendo con estrema cautela per cercare di non asportare anche l'oro.
Nelle zone in cui si riscontravano sollevamenti di preparazione è stata eseguita un'operazione di consolidamento per poi trattare la cornice con dell'antitarlo, steso a pennello sul retro e con infiltrazioni sul davanti. Si è potuto procedere con il recupero strutturale, per cui sono state stuccate con gesso e colla di coniglio le parti in cui mancava la preparazione, mentre nelle zone in cui il supporto ligneo era assente sono state effettuate integrazioni a foglia d'oro con basi a tempera.
Terminato il restauro il dipinto è stato rimesso nella sua cornice e posizionato nella sua allocazione originaria su una delle pareti della chiesa.