Brevi note storiche
Il Chiostro degli Aranci, ubicato all’interno della Badia Fiorentina, fu costruito fra il 1432 e il 1438 da Bernardo Rossellino e poi restaurato dall’Architetto Giuseppe Castellucci nel 1921.
Le lunette affrescate raffigurano le Storie di San Benedetto. L’artista, detto il Maestro del Chiostro degli Aranci è un pittore tra l’Angelico e Filippo Lippi, un certo Giovanni di Consalvo.
Stato di Conservazione
Le pitture murali in questione, sono condotte, almeno cosi ci appare a prima vista, con una tecnica mista e comunque a mezzo fresco. Si presentano, alcune fortemente degradate (soprattutto nella balza) altre, probabilmente restaurate più di recente, in miglior stato di conservazione.
Tuttavia nell’insieme necessitano, comunque, un intervento di restauro, anche se diversificato a seconda dello stato di conservazione.
Si notano distacchi delle pellicole pittoriche, con molta probabilità provocate da cospicue infiltrazioni d’acqua piovana provenienti dal piano superiore o per risalita capillare, nonchè dissesti delle murature dovute a cause naturali oppure a negligenze frutto di cattivi restauri operati nel passato.
Le infiltrazioni cosi come altre concause, hanno causato sollevamenti di notevole entità e numerose perdite consistenti della pellicola pittorica visibili molto bene ad occhio nudo e soprattutto a luce radente.
Le pitture murali, appaiono poi, nell’insieme, inscurite da uno strato di pulviscolo atmosferico; tuttavia non si può escludere che tale scurimento possa essere stato provocato da prodotti applicati in occasione di procedenti interventi come protettivi di più varia natura, organici ed inorganici.
Sono inoltre evidenti alcune patine biancastre di sali solfati e sicuramente sono presenti anche Sali nitrati e patine di ossalati.
Lo stato di degrado è, inoltre, proprio della tecnica pittorica mista adottata utilizzando tempere o colori stemperati nella calce per l’esecuzione delle figure e con colori a calce mescolati con olio di lino o caseina per la stesura dei fondi.
Tali espedienti tecnici, se dal punto di vista estetico consentivano il raggiungimento d’una maggiore brillantezza, sotto il profilo conservativo hanno causato una minor resistenza e stabilità rispetto ad altre tecniche pittoriche.
Preconsolidamento delle scaglie di pellicola pittorica decoese con iniezioni a tergo di caseinato d'ammonio eventualmente caricato, a seconda dell'entità del distacco, con calce idrata o (se diversamente indicato dalla D.L.) con iniezioni di resina acrilica; successivo tamponamento della superficie con spugne naturali imbevute d'acqua deionizzata, interponendo fogli di carta giapponese; rimozione della carta, a conclusione del tempo di adesione, con spugne e cotone imbevute d'acqua deionizzata.
Pulitura della superficie pittorica mediante: rimozione del particellato solido depositato con spugne naturali imbevute d'acqua demonizzata; applicazione di uno strato di carta giapponese di idonea grammatura, a contatto della superficie dipinta e stesura a pennello di resine scambiatrici di ioni di tipo ionico ad effetto desolfatante con l'eventuale aggiunta di ammonio carbonato in soluzione dal 3% all'8% per l'eliminare le patine biancastre; nell'eventualità si riscontrasse sulla superficie la presenza di sali carbonati si dovranno utilizzare resine scambiatrici del tipo cationico appositamente miscelate con sepiolite o Arbocel BWW40 (al fine di ottenere un ph idoneo i tempi di contatto sulla superficie verranno stabiliti di volta in volta sulla base dei saggi preliminari); rimozione delle resine a scambio ionico mediante spugne naturali o ovatta comune imbevute d'acqua deionizzata.
Consolidamento dell'intonaco pittorico che presenta e vistosi sollevamenti dal supporto tramite iniezioni di una malta idraulica minerale priva di sali; successiva riadesione dell'intonaco tramite piccoli puntelli lignei tenuti in essere sino al completamento del processo di idrolisi.
Stuccatura delle numerose mancanze e delle lesioni con malta composta da grassello di calce , sabbia lavata di granulometria idonea e polvere di marmo.
Integrazione pittorica delle numerose micro lacune del testo pittorico tramite più velature sensibilizzate alle cromie originali, a base di pigmenti naturali puri (terre ed ossidi) molto diluiti con caseinato d'ammonio al fine di ottenere un valore cromatico unitario. In alternativa potrà essere impiegato (secondo le indicazioni della D.L.) il metodo della selezione cromatica. Laddove risulterà possibile la riconducibilità del disegno, tanto nelle micro lacune tanto in quelle macro, si provvederà alla reintegrazione con il metodo della selezione cromatica, secondo le indicazioni della D.L..
Se necessario si effettuerà inoltre l’applicazione del bario idrossido per effettuare sia un’azione antisolfatante che il consolidamento dell’intonaco pittorico da valutare sia prime che dopo il restauro pittorico.