In tale sede è rimasta fino al 1967, anno in cui ebbero inizio i lavori di restauro del complesso architettonico brunelleschiano sotto la direzione tecnica dell'architetto Guido Morozzi. L’opera venne quindi smurata e smembrata nei suoi elementi costitutivi; nei decenni successivi se ne sono perdute le tracce e l’opera è rimasta priva di una collocazione.
Stato di conservazione
La lapide commemorativa, l’elemento della base e la corona in bronzo si trovavano a terra su travetti in legno nell’angolo sud del secondo cortile interno verso l’asilo, circondati da vasi di limoni.
Essendo esposti all’esterno presentavano tutti i fattori di degrado legati all’azione degli agenti atmosferici e all’aggressione dei biodeteriogeni, oltre a una diffusa decoesione delle superfici.
Sulle superfici lapidee era infatti evidente la presenza di patine biologiche diffuse (alghe e licheni) e di incrostazioni compatte di depositi superficiali.
Molti degli spigoli degli elementi in pietra serena, a causa dello smontaggio dalla collocazione originaria e dei vari spostamenti, risultavano mancanti e mostravano piccole fratture e fessurazioni.
All’interno delle lettere era possibile rilevare la presenza di tracce residue del color rosso cinabro utilizzato per evidenziare la leggibilità delle scritte.
Sugli elementi in pietra serena erano presenti tracce di malte di calce e di cemento, ovvero residui sui bordi perimetrali (connessi alla precedente collocazione muraria) e schizzi sulla superficie (dovuti probabilmente a lavori eseguiti nelle vicinanze dell’opera).
Sulla superficie degli elementi erano inoltre osservabili tracce di graffi e di scalpellature, profondi anche 4mm, connessi a grossolani posizionamenti e spostamenti di materiali sopra gli stessi, che avevano inciso la pietra mettendone a nudo gli strati sottostanti.
La corona in bronzo presentava fenomeni di ossidazione del rame, dovuti non solo all’esposizione esterna ma anche al trattamento di patinatura/invecchiamento con soluzioni acide e alla stesura di un protettivo a base di cere effettuati in fase di realizzazione dell’opera, come attestato dai documenti d’archivio e riscontrato dai residui tuttora presenti. L’influenza dei trattamenti originari sui fenomeni di alterazione appariva confermato anche dal buono stato di conservazione della parte tergale, su cui tali trattamenti non erano stati effettuati. Le alterazioni avevano conferito al metallo un aspetto diverso da quello originariamente previsto dalla committenza.
Sulla pietra serena, al di sotto della corona bronzea, erano evidenti macchie di ossido di rame causate da percolazione.
a) Elementi in pietra serena
Come prima fase è stata eseguita una pre-pulitura delle superfici lapidee, rimuovendo a secco i depositi superficiali incoerenti mediante pennelli e aspirapolvere. Questa prima operazione ha permesso di verificare l’effettivo stato di conservazione e la stabilità dei diversi elementi; in particolare è stato possibile rilevare l’instabilità dell’ancoraggio della corona in bronzo.
In virtù di tale instabilità e al fine di evitare ulteriori processi corrosivi del metallo nonché colature e macchie di ossido di rame sulla pietra serena, è stata quindi effettuata la rimozione della corona in bronzo con successiva collocazione in ambiente protetto all’interno dell’archivio dell’Istituto.
Sugli elementi in pietra serena è stata dunque effettuata la rimozione dei biodeteriogeni (licheni, funghi e alghe): le superfici lapidee sono state trattate con il prodotto BIOTIN R, a base di sali di ammonio quaternario, diluito al 3 % in White spirit applicato a spruzzo. Considerando la stratificazione e Ia tenacia dei biodeteriogeni, il trattamento è stato eseguito in un ciclo di applicazione con un intervallo di posa di cinque giorni e successiva rimozione meccanica, impiegando acqua demineralizzata erogata tramite spruzzini a pressione controllata, spazzolini e bisturi a lama fissa. Particolare attenzione è stata dedicata alla conservazione del rosso cinabro presente all’interno delle scritte incise sulla lapide. E’ stato successivamente eseguito il risciacquo delle superfici con asportazione degli eccessi mediante spruzzini/nebulizzatori e spugne; laddove necessario l’operazione è stata ripetuta fino a completa rimozione.
Dopo aver rimosso i biodeteriogeni è apparsa in maniera più evidente e dettagliata la presenza dei residui di malta di calce e malta cementizia sui bordi perimetrali e sulla superficie; tali depositi sono stati eliminati delicatamente, prima mediante microscalpelli di varie misure (per un primo assottigliamento della malta e per un abbassamernto sottolivello nei giunti) e poi mediante bisturi (per rimuovere lo strato più aderente alla superficie lapidea).
Sull’elemento di base in pietra serena, laddove erano presenti gli aloni delle macchie di ossido di rame è stato effettuato un trattamento localizzato mediante impacco con soluzione di carbonato di ammonio al 10% in acqua deionizzata, supportato da tessuto in cotone (tipo Tecno Tiss 50 TNT 100% cotone idrofilizzato, ad alto potere assorbente) con tempi di contatto variabili dai 10 ai 30 minuti e sigillato da una pellicola di nylon, eseguito in più cicli fino a completa rimozione. Si è successivamente proceduto al risciacquo con acqua, spugne e spazzole a setola morbida; infine la superficie è stata desalinizzata mediante un lavaggio con acqua deionizzata.
Concluse le operazioni di pulitura è stato eseguito il consolidamento superficiale della pietra serena, che presentava fenomeni di decoesione e mancanza di aggregazione. Il trattamento è stato effettuato con silicato d’etile (appartenente alla chimica inorganica e dunque più compatibile rispetto al materiale) diluito in White spirit e applicato a pennello e mediante siringhe fino a imbibizione e a rifiuto, tamponando gli eccessi. Laddove necessario l’operazione è stata ripetuta il giorno successivo fino a completo consolidamento di tutte le superfici.
Si è quindi proceduto all’operazione di stuccatura delle fratture e microfessurazioni. L’operazione è consistita nel colmare a livello le fratture e fessure con la seguente malta:
Prima di stendere la malta è stata effettuata una stesura a pennello di acetone per preparare la superficie e agevolare l’adesione della nuova stuccatura. E’ seguita l’applicazione della malta mediante spatoline di precisione per procedere poi alla tamponatura della superficie con batuffoli di cotone, compattando la malta e facendo così emergere la grana dell’inerte, in analogia con i toni della superficie lapidea originale.
I graffi e le incisioni presenti sulla superficie lapidea sono stati ripresi pittoricamente a pennello, per velature e con acquerelli reversibili, al fine di rendere le lesioni meno evidenti e restituire uniformità alle superfici.
b) Ghirlanda in bronzo
Si è quindi intervenuti sulla ghirlanda in bronzo; le operazioni sono state eseguite in modo molto attento al fine di preservare i trattamenti di patinatura e di protezione originari e di rimuovere invece i prodotti delle alterazioni nel tempo.
E’ stata effettuata in primo luogo una pre-pulitura rimuovendo a secco i depositi superficiali incoerenti mediante pennelli e aspirapolvere, seguita dallo sgrassaggio delle superfici mediante tamponature con acetone.
Dopo le opportune prove preliminari, è stata quindi effettuata una pulitura meccanica della superficie al fine di ridurre lo spessore dei prodotti di corrosione compatti e di asportare i prodotti di corrosione non compatti, legati all’esposizione in esterno. L’operazione è stata eseguita mediante bisturi per i depositi più spessi e mediante spazzolini in metallo muniti di microtrapano per un alleggerimento dei prodotti non compatti. L’operazione è stata eseguita in maniera selettiva e graduale con l’obiettivo di conservare la patina originale.
La superficie è stata in seguito accuratamente lavata con acqua distillata per eliminare i residui di sali solubili ancora presenti. Dopo il lavaggio è stata effettuata un’asciugatura con phon ad aria calda, seguito da un trattamento di disidratazione mediante applicazioni di solventi a pennello (prima alcool etilico e poi acetone).
Infine, dopo aver eseguito una serie di prove preliminari, è stata stesa una protezione superficiale sovrapponendo a pennello uno strato di Paraloid al 3% in acetone e uno strato di cera Soter al 3% diluita in White spirit (finalizzato a potenziare l’azione del protettivo); l’applicazione è stata ripetuta una seconda volta e gli eccessi sono stati rimossi dopo 24 ore con un panno, ottenendo un effetto satinato.
Concluso il posizionamento della lapide sulla parete Sud del cortile, si è proceduto ad eseguire tutte le operazioni di riordino estetico con la ripresa delle scritte mancati e il rafforzamento di quelle assottigliate in rosso cinabro (con l’aggiunta di resina acrilica al 3% in acqua).