Introduzione
Introduzione Storico-Artistica
Nel mese di gennaio del 1392 Papa Bonifacio IX concede ad Antonio di Niccolò Alberti di fondare un monastero dedicato a Santa Brigida.
L'Alberti mette a disposizione un appezzamento di terreno e alcuni edifici fuori le mura di Firenze, nel piano di Ripoli in prossimità del Paradiso degli Alberti, villa appartenente alla sua famiglia, cosiddetta per la bellezza del paesaggio e dell'architettura. A contraddistinguere l'ordine brigidino l'originalità della santa, attiva nelle questioni sociali e poltiche del tempo tanto da lasciare la Svezia, prodigarsi per il rientro del Papa da Avignone a Roma ed impegnarsi per unire le due forze emergenti, il Papato e l'Impero. Probabilmente è questo aspetto che porta l'Alberti, uomo politico tra i più attivi del'epoca a Firenze, a contribuire alla fondazione del primo ordine brigidino in Italia.
Nel 1395 viene accordata la richiesta di unire al monastero la preesistente cappella di Santa Maria e Zanobi a Fabroro situata tra i due conventi, posizione ideale per l'osservanza della regola che prevedeva all'interno della clausura due conventi, uno maschile e uno femminile, e l'uso comune della sola chiesa. Dopo alterne vicende che portano alla distruzione quasi totale degli edifici e alla confisca delle proprietà, nell'estate del 1401 iniziano i lavori di rispristino, con ristrutturazioni e ampliamenti, e vengono commissionate le nuove pitture.
Per tutto il Quattrocento si assiste al definitivo consolidamento del convento la cui sistemazione resta tale fino al 1593 quando, in seguito al trasferimento dei frati, si lavora all'ampliamento di alcuni locali e alla loro trasformazione secondo il gusto dell'epoca.
Risalente al 1551 e tutt'ora esistente, la Cappella dell'orto, ricordata nei documenti come Cappella della Pietà, mostra resti dell'affresco centrale con la figura della Vergine a mezzo busto reclinata forse verso l'ipotetica figura del Cristo morto. Nel 1778 Il Paradiso è messo all'asta, dopo la vendita alcuni locali vengono destinati ad uso abitativo ed altri affittati. Nella seconda metà dell'Ottocento la chiesa viene trasformata nell'attuale oratorio, a pianta quadrata con cupola.
Caduto nelle mani di privati, negli anni Trenta del Novecento l'antico palazzo degli Alberti subisce ulteriori trasformazioni per essere riadattato ad esigenze abitative di carattere popolare.
Al 1978 risale il primo provvedimento pubblico per la tutela e la valorizzazione del Paradiso, una proposta di esproprio del chiostro, della cappella affrescata, della smembrata chiesa di Santa Brigida e degli edifici attigui al Palagio (antica residenza degli Alberti).
Nell'Ottobre 2004 iniziano gli interventi di restauro degli affreschi da parte dell'Istituto per l'Arte e il Restauro, Palazzo SpinellI, resi possibili da un'intesa tra l'Istituto, l'allora Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici e la Cooperativa Il Traghetto 2.
Gli affreschi della cappella
La cappella, incorporata nel Convento, è abbellita da un ciclo di affreschi raffiguranti le Storie di Cristo entro cornici architettoniche a finti marmi e mosaici cosmateschi, secondo gli schemi della pittura giottesca.
Il ciclo ha inizio dalla parete di destra entrando, con le scene della Trasfigurazione, la Lavanda dei piedi, il Bacio di Giuda, Cristo di fronte a Pilato e l'Andata al Calvario. Prosegue in controfacciata con tre particolari della Crocifissione (scena molto frammentaria e lacunosa e per volontà dell'artista momento catalizzatore dell'intero ciclo) e si conclude sulla parete di sinistra con l'Apparizione ai discepoli di Emmaus, l'Incredulità di San Tommaso, l'Ascensione, la Pentecoste ed il Giudizio Universale; a completare la decorazione della parete la scena raffigurante la Salita al Paradiso.
Il lavoro viene commissionato nel 1395 a Niccolò di Pietro Gerini, il quale realizza sicuramente l'intero ciclo ad eccezione del Paradiso, forse antecedente. Le singole storie, narrate con toni severi e didascalici, seguono i moduli tradizionali della pittura fiorentina trecentesca. Nel 1401 viene realizzata una pala d'altare dedicata a Santa Brigida, di cui non si hanno notizie certe su dove sia conservata e in quale stato versi.
Tecnica di esecuzione e stato conservativo
Per la maggior parte degli affreschi è stata utilizzata la tecnica del buon fresco, tipica trecentesca, realizzata stendendo i colori stemperati in acqua su un intonaco molto liscio e ancora umido. Gli affrechi sono stati realizzati usando la sinopia con terra verde o rossa per le figure, la battitura delle linee o l'incisione diretta per le architetture e le aureole ed infine lo spolvero per le decorazioni geometriche.
L'esecuzione degli incarnati è delicata, è eseguita a velature applicando uno strato di colore molto diluito, povero di pigmento, utilizzando il verdaccio come base, dando fin dalla prima stesura toni di luce e ombre, per proseguire poi con le diverse terre. Le vesti sono morbide e scendono leggere lungo il corpo, i colori sono brillanti e cangianti e i panneggi molto delicati, ricche anche le decorazioni a foglia d'oro, soprattutto sulla parete con la raffigurazione del Paradiso.
Prima degli interventi di trasformazione del complesso monastico in unità abitative, avvenuti alla fine degli anni Ottanta, la cappella versava in un grave stato di degrado a causa dell'abbandono.
La volta cinquecentesca presentava importanti lesioni che avrebbero potuto pregiudicare la sopravvivenza stessa degli affreschi.
Oltre al consolidamento strutturale, si è intervenuti nel rifacimento delle coperture, degli infissi e delle facciate, nell'istallazione di un impianto elettrico, e nel rialzamento del pavimento con la creazione di una intercapedine-sottosolaio sottostante.
Queste operazioni hanno reso le condizioni dell'ambiente soddisfacenti, unico intervento aggiuntivo è stato l'eliminazione delle stuccature in cemento nella parte bassa delle pareti rivelando come queste fossero ancora umide per la mancata traspirazione. Per quel che riguarda gli affreschi, la superficie presentava in generale una forte disomogeneità nello stato di conservazione causata da infiltrazioni d'acqua, modifiche strutturali e scialbature che si sono succedute nei secoli, tuttavia l'ottima tecnica con cui è stato eseguito l'intero ciclo pittorico nonchè la qualità dei materiali hanno limitato i danni.
Intervento di Restauro
Interventi di restauro
Il primo intervento di restauro risale all'inizio del Novecento ed ha messo in evidenza gli affreschi coperti nei secoli precedenti, eccetto quelli sulla parete del Paradiso e le scene sulle due pareti laterali che saranno riportati alla luce successivamente.
Il secondo intervento, della fine degli anni Ottanta, ha avuto inizio in concomitanza con i lavori di riconversione del complesso monastico in unità abitative. Si è occupato del descialbo dell'intera parete, di cui si percepiva il rilievo delle aureole, del consolidamento e della stuccatura delle parti a rischio, di una parziale pulitura della stessa e del ritocco pittorico di alcune figure.
Restauro di Palazzo Spinelli
Nell'Ottobre del 2004 iniziano i lavori di restauro da parte dell'Istituto per l'Arte e il Restauro, Palazzo Spinelli, concentrati principalmente sulla parete destra della cappella.
Dal 2005 al 2007 gli allievi della scuola completano il ritocco pittorico sulla parete destra intervenendo in seguito sulla parete del Paradiso, su quella di sinistra e sulla metà della controfacciata confinante con questa.
Nel 2008 un altro gruppo di allievi procede all'ultimazione del ritocco pittorico.
Gli interventi hanno riguardato principalmente la rimozione meccanica tramite martelli e scalpelli, di varie porzioni dei bordi delle stuccature, in gesso o cemento, che coprivano parti originali degli affreschi, e la scopritura di altri elementi decorativi originali nascosti. Sulla parete del Paradiso gli allievi dell'Istituto hanno messo in evidenza un viso nella lunetta destra coperto dall'arco della lunetta stessa, nuove porzioni delle decorazioni originali ai lati della finestra centrale e un finto marmo originale emerso mentre si lavorava intorno al pilastro che la chiude. Della parete di sinistra si è riportato alla luce una porzione di arriccio originale con tracce di sinopia e riscoperte quasi interamente le decorazioni intorno alle finestre trecentesche, su quella più vicina al Paradiso è stata evidenziata una grande porzione della decorazione originale in ottimo stato. Sulla controfacciata è stata scoperta una sinopia originale vicino al pilastro centrale della volta, ritrovato l'impianto della porta trecentesca con l'arco in mattoni e diverse decorazioni a finto marmo e riaperta una nicchia con decorazioni del Trecento accanto alla porta, probabile alloggio di una candela o di un'acquasantiera.
Consolidamento
Grazie alla qualità elevata della tecnica esecutiva e dei materiali utilizzati, sulla parete del Paradiso minimi sono stati gli interventi di consolidamento della superficie pittorica.
Quanto alle stuccature esistenti si è proceduto alla loro rimozione, in particolare è stato eliminato tutto il cemento presente tra le scene affrescate ed il pavimento, evidenziando l’impianto murario originale, ancora umido in alcuni punti.
Durante la fase di pulitura il primo obiettivo è stato quello di rimuovere i depositi superficiali di polveri, in modo da facilitare l’analisi della superficie pittorica e dei suoi materiali, nonché residui di materiale organico, in alcuni casi sono stati rimossi meccanicamente col bisturi resti di scialbo non eliminati precedentemente e schizzi di cemento in prossimità di vecchie stuccature.
Ritocco pittorico
Si è realizzato un ritocco pittorico totalmente reversibile, le parti figurative sono state relazionate tra loro in modo da ricostruire l'unità dell'immagine del tessuto pittorico senza rifare le lacune per analogia. Sono stai utilizzati pigmenti in polvere compatibili con la natura dell'affresco. Quanto alle tecniche si è scelto di seguire il principio della riconoscibilità in base ai differenti casi. Sulle abrasioni dello strato pittorico si è intervenuti direttamente sull'intonaco originale con il metodo dell'abbassamento di tono in modo da dare da lontano l'impresione di unità cromatica senza appiattire le forme originali, sulle stuccature inserite in una stessa campitura cromatica o su porzioni quali elementi decorativi geometrici, elementi lineari come armi, attrezzi, mani o piedi, pieghe di vestiti, è stata utilizzata la selezione cromatica, mentre sulle stuccature più ampie e comprese tra colori diversi o realizzate su parti dove sarebbe risultato impossibile ricostruire il disegno con la selezione cromatica senza cadere nell'analogia, si è intervenuti con il metodo dell'astrazione cromatica.