Notizie Storico-Artistiche
Il monumento era stato commissionato nel 1830 a Lorenzo Bartolini da Anatolio e Paolo Demidoff, in ricordo del padre Nicola (Nikolaj Nikitic Demidov, 1773-1828), industriale russo, collezionista e filantropo. L'idea generale dell'opera dovette apparire subito chiara allo scultore che, in un disegno firmato e datato allo stesso 1830, definì una sistemazione dell'insieme e dei gruppi in forme molto prossime alla soluzione poi adottata. La realizzazione, viceversa, fu lunga e travagliata e nel 1836, pur essendo tutti i gruppi scultorei in uno stadio sufficientemente avanzato nell'esecuzione plastica, risultava sicuramente terminato solo il gruppo principale (nella sua prima versione, ora nel parco della villa Demidoff di Pratolino), realizzato in marmo 'ravaccione' per poter essere collocato, secondo le intenzioni originarie, all'esterno, in un piazzale del parco della villa di San Donato. L'anno successivo, tuttavia, il progetto mutò drasticamente con la decisione di Anatolio di realizzare un vero e proprio mausoleo in memoria del padre, con una conseguente collocazione del monumento all'interno di uno spazio chiuso (a questo periodo risalgono due modelli dell'intero complesso in marmo, il secondo, del 1840, ora conservato presso la Galleria d'Arte Moderna di palazzo Pitti). Per la progettazione del complesso fu bandito un apposito concorso del quale ci restano i progetti redatti dagli architetti Giuseppe Mar- telli e Nicolò Matas. Le statue del monumento (quasi del tutto terminate nel 1850 alla morte di Bartolini) vennero quindi scolpite in marmo 'zuccherino' (marmo statuario del tipo 'salone' pro- veniente dalle cave del monte Bettogli), ideale per la nuova sistemazione ma assolutamente ina- datto all'esposizione esterna. Nel 1869 l'erede di Anatolio, Paolo, donò il gruppo al Comune di Firenze, individuando in questa piazza - in un quartiere beneficiato dal mecenate russo con la creazione dell'omonimo istitutoin via San Niccolò (si veda al civico 30) e comunque legato alla famiglia per le varie residenze che qui ebbe (si veda a palazzo Serristori e a palazzo Amici in via dei Renai) - il luogo per la sua erezione. In funzione della donazione il Comune si accollò le spese per il completamento del complesso (affidato a Pasquale Romanelli, allievo di Bartolini, con l'assistenza dell'architetto Luigi Del Sarto per il montaggio dei vari elementi) sia quelle per la sistemazione della piazza a giardino. Il monumento fu inaugurato nella sua nuova sistemazione il 7 dicembre 1871. Tre anni dopo, nell'ottobre del 1874, Luigi Mussini, amico e ammiratore del Bartolini, scrisse al direttore de "La Nazione" lamentandosi della collocazione del gruppo alle intemperie e dei gravi danni che già le statue avevano subito, ricordando come queste fossero state concepite per un interno e invitando il Comune a intervenire prontamente con una adeguata copertura del monumento.
Descrizione
Il complesso, organizzato secondo una struttura memore dei monumenti funebri e celebrativi neoclassici, presenta cinque gruppi statuari appoggiati agli spigoli e collocati al di sopra di un alto basamento, con zoccolo scolpito a bassorilievi. Più in particolare: il quadrato di base presenta sui quattro vertici i gruppi che simboleggiano La Misericordia (o La Carità), La Siberia con il Dio Plauto, La Musa dei festini e La Verità che si disvela all'arte. Il gruppo dominante - Niccolò Demidoff con il figlio Anatolio, con a lato La Riconoscenza - conclude, in alto, l'intero monumento. Sullo zoccolo, oltre all'iscrizione e all'arme dei Demidoff, sono i bassorilievi realizzati da Pasquale Romanelli con La Beneficenza di Anatolio e La morte di Niccolò.
Stato di conservazione
Data la natura dei materiali impiegati, l'opera risulta delicata e oggetto di facile aggressione da parte degli agenti atmosferici e degli inquinanti. Nonostante la serie di interventi di restauro passati il monumento versa in precarie condizioni conservative con porzioni di modellato rotte e distaccate, per le quali, oltre alla ricca documentazione fotografica, rimangono come chiaro riferimento i modelli in gesso conservati presso la Galleria dell'Accademia di Firenze (gipsoteca bartoliniana).
Intervento di restauro
Il restauro dei frammenti in marmo della testa di Pluto bambino sarà eseguito secondo le seguen- ti operazioni:
Delicata spolveratura dei singoli frammenti dai depositi superficiali. La pulitura sarà eseguita a secco con pennelli di setole morbide, facendo particolare attenzione alle por- zioni più delicate e instabili. L’operazione sarà evitata laddove ci fosse il rischio di perdta di materiale;
Pulitura con acqua demineralizzata controllata e delicata mediante impiego di batuffoli di cotone idrofilo;
Pulitura fisica localizzata mediante tecnologia Laser. Se necessario, per rimuovere le incrostazioni più resistenti come gli strati di sporco e le croste nere e nello stesso tempo conservare gli strati originari, sarà applicata la pulitura mediante raggio Laser, che permette di rimuovere lo sporco superficiale senza intaccare il substrato lapideo, garantendo quindi selettività, auto-limitazione e non alterando le caratteristiche chimico-fisiche del materiale sottostante. Saranno eseguite prove preliminari su aree campione con varie strumentazioni cambiando i parametri operativi (energia, frequenza e fluenza) con lo scopo di sviluppare la metodologia d’intervento più efficace.
Consolidamento superficiale effettuato su tutte le superfici e maggiormente sulle zone che presentano fenomeni di decoesione, mancanza di aggregazione e che abbiano necessità di un trattamento riaggregante. Il trattamento sarà realizzato tramite combinato Silicato d’Etile – Idrossido di Bario, tamponando gli eccessi. Se necessario l’operazione sarà ripetuta dopo 2-3 settimane fino a completo consolidamento di tutte le superfici.