Palazzo Panciatichi (detto Palazzo del Pegaso), al cui secondo piano si trova la sala oggetto di intervento di sponsorizzazione, appartiene al complesso Panciatichi-Covoni, attualmente sede del Consiglio Regionale della Toscana, ridenominato palazzo del Pegaso dall’attuale presidente del CRT dott. Eugenio Giani.
Il primo nucleo del palazzo risale alla fine del’300 quando al crocevia fra la via Larga (oggi via Cavour) e via dei Frenai (poi via dei Calderai e infine via dei Pucci) iniziarono i lavori per la fondazione di un nuovo palazzo.
La Sala Affreschi
La sala Affreschi si presenta come un ambiente di forma quasi quadrata (m. 9,00*9,25) di altezza massima, al di sotto del tavolato, pari a mt. 5,80 e di altezza minima, al di sotto delle travi, pari a mt. 5,26.
Essa si affaccia con una parete sulla prospiciente via de’ Pucci con due finestre dotate di imbotte e presenta sulle restanti tre pareti aperture con cornice in finto marmo. Le superfici delle pareti risultano interamente dipinte mentre il soffitto è costituito da un cassettonato ligneo senza decorazioni tinteggiato di grigio su travi e travetti e di rosso e azzurro sui lacunari.
Le decorazioni della grande sala si possono far risalire agli anni della proprietà di Niccolò di Bandino, 1770-1780. Le pareti presentano pitture raffiguranti quattro scene del poema tassesco Gerusalemme Liberata (1581) privilegiando episodi d’inclinazione elegiaca e pastorale. Molti erano gli esempi cui poteva attingere il pittore, da Sebastiano Ricci a Gian Battista Tiepolo. Esisteva inoltre l’edizione della Gerusalemme liberata illustrata dal Piazzetta, pubblicata a Venezia nel 1745. L’artista cerca di tradurre le pagine del Piazzetta in immagini più grandi ma non sempre con i risultati sperati. Nel complesso, infatti, le scene appaiono frammentarie, le sproporzioni delle figure e la legnosità delle membra e, più in generale, il non elevato livello delle pitture, fanno ritenere agli esperti che l’autore debba essere stato lo stesso Niccolò Panciatichi, collezionista d’arte e pittore dilettante. Nella parete SUD troviamo l’episodio della “Morte di Clorinda colpita da Tancredi”, nella parete OVEST l’Idilliaco soggiorno di Rinaldo e Armida alle Isole Fortunate, nella parete NORD l’episodio di “Erminia tra i pastori” e infine nella parete EST il Corpo esanime di Argante, ucciso da Tancredi che, addormentato in un bosco, è creduto morto da Erminia e dal fido esploratore Vafrino. Le scene, al di sotto delle quali vi è una elegante zoccolatura con riquadri monocromi ombreggiati e uno zoccolino in finto marmo di colore verde, sono delimitate da una cornice.
Tecniche di esecuzione e stato di conservazione
I decori parietali sono stati eseguiti a tempera su muratura ad eccezione di parte della parete A di ingresso in cui le pitture sono su pannelli in vetro resina fissati a parete. Sono presenti portali in finto marmo di cui quello sulla parete A di ingresso realizzato su cornice in legno. Il soffitto è costituito da un cassettonato ligneo senza decorazioni tinteggiato di grigio su travi e travetti e di rosso e azzurro sui lacunari. Le pareti versano in mediocre stato di conservazione, infatti si possono rilevare su di esse depositi coerenti e incorenti dovuti a nerofumo e particellato atmosferico, macchie dovute ad infiltrazioni di acqua che hanno portato al dilavamento delle decorazioni, fessurazioni diffuse di cui alcune di notevole entità in particolare sulla parete D, in falso, a confine con il vano PAN2 13, porzioni di intonaco in evidente fase di distacco, lacune di intonaco, presenza diffusa di abrasioni, perdita di coesione della pellicola pittorica, mancanze di pellicola pittorica. Sono inoltre presenti elementi inidonei quali chiodi lungo tutta la cornice alta, probabilmente posizionati in passato per applicare teli o stendardi. Dalle indagini conoscitive eseguite sono emersi numerosi interventi pregressi di restauro e una ridipintura a tempera, rimovibile con acqua, delle zone perimetrali alle scene (corniciature e zoccolatura) che cela una partitura più chiara coeva alle scen figurative.
I pannelli sulla parete A di ingresso, di larghezza 1,50/1,10 e 1,45 mt., su cui sono stati riposizionati i decori precedentemente staccati dalla parete stessa, fissati con ganci, risultano imbarcati in più punti e quindi sollevati rispetto alla parete. La superficie pittorica risulta rimaneggiata in più punti e si rileva un film lucido al di sopra della pellicola pittorica. Si ipotizza che, per effettuare lo strappo, sia stato utilizzato del paraloid, probabilmente non completamente rimosso a causa della fragilità della pellicola pittorica. Sul soffitto, ridipinto più volte come è emerso dai saggi stratigrafici eseguiti, vi sono macchie dovute ad infiltrazioni di acqua, lacune di pittura e fessurazioni. Le precedenti ridipinture, monocrome, non sono tali da giustificare l’eventuale asportazione della attuale redazione. Le porte in legno presentano diversi strati di verniciatura.