Introduzione
Introduzione storico artistica
Il complesso della Basilica di Santo Spirito è oggi uno dei siti religiosi più importanti della città di Firenze.
A partire dal 1269 una comunità di frati agostiniani iniziò la costruzione di una chiesa che in breve tempo, già dall’inizio del Trecento, diventò un centro artistico, teologico e culturale talmente importante da imporre il nome al quartiere. Due secoli dopo, Fillippo Brunelleschi ebbe l'incarico di costruire una nuova basilica sulla presistente chiesa duecentesca. Nel 1446, con la morte del maestro, i lavori continuarono sul suo progetto e fu portata a compimento nel 1488.
Gli architetti che vi lavorarono, non comprendendo a fondo la sua originalità, apportarono alcune modifiche sia strutturali che decorative e optarono per soluzioni più in linea con il gusto dell’epoca.
Con il passare dei secoli la basilica subì altri numerosi interventi che hanno alterato le armoniche proporzioni brunelleschiane, soprattutto per quanto riguarda la visione prospettica dell'intera navata centrale.
Intervento di Restauro
Il Chiostro dei Morti
Attraverso il vestibolo della sagrestia, tramite una gradinata, si accede al primo chiostro del convento, detto Chiostro dei morti, per le molte sepolture e lapidi che affollano le pareti.
Attraverso il vestibolo della sagrestia, tramite una gradinata, si accede al primo chiostro del convento, detto Chiostro dei morti, per le molte sepolture e lapidi che affollano le pareti.
La costruzione del chiostro si è svolta in un arco di tempo che va dalla fine del Cinquecento alla metà del secolo successivo e si è sviluppata assecondando le proporzioni e l’armonia del Rinascimento fiorentino piuttosto che la pomposità tipica degli esempi ecclesiastici barocchi.
La decorazione pittorica, con scene che narrano di eventi miracolosi legati ad importanti santi dell’Ordine agostiniano, fu affidata ad un gruppo di artisti fiorentini e realizzata tra il 1639 e il 1701.
Già verso la metà dell’Ottocento l'intero ciclo pittorico veniva definito “assai mediocre ed in cattivo stato”.
Negli anni 1970-71 il noto restauratore fiorentino Dino Dini eseguì lo stacco di dieci lunette che, dopo il restauro in laboratorio, vennero sistemate nei depositi della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici per poi tornare alla loro collocazione originaria, restituendo al chiostro la sua unità estetica.
Il precario stato di conservazione di quasi tutte le lunette affrescate, non ancora restaurate, rende estremamente difficoltosa, anche se ancora possibile, la lettura di brani della pittura ed in parte anche l'individuazione degli episodi raffigurati.
Tale situazione di diffuso degrado è causata dalle correnti d’aria presenti nel chiostro, dai frequenti sbalzi di temperatura, dall'umidità atmosferica e di risalita dalla muratura delle pareti, e dalla stessa tecnica pittorica a “bianco calce” con l’uso di pigmenti argillosi.
Le lunette raffiguranti due storie di Sant'Agostino
Le due lunette, con scene di vita di Sant'Agostino, sono inserite entro la volta a crociera dell’ala ovest del portico.
Lunetta del Battesimo di Sant'Agostino
La scena era in uno stato avanzato di degrado, tutta la superficie mostrava una patina biancastra su cui si era depositato del particellato atmosferico di nerofumo, polveri, inquinanti atmosferici e materiale organico.
Sulla porzione sinistra della pittura murale, in corrispondenza della figura inginocchiata, dalla veste rossa, era visibile una chiara efflorescenza salina e la cornice perimetrale risultava in parte mancante o coperta da uno strato di scialbo.
C'erano diffuse esfoliazioni della pellicola pittorica, particolarmente evidenti nei panneggi gialli e negli angeli reggicortina della porzione perimetrale superiore, oltre a pulvirulenze e abrasioni.
Si sono riscontrati distacchi fra i vari strati d’intonaco pittorico, soprattutto in corrispondenza delle lesioni verticali e in prossimità della grande lacuna centrale dove si notava un intervento grossolano di consolidamento con stuccatura “a scarpa”.
Lunetta del Sogno di Sant'Agostino
La lunetta era in pessimo stato di conservazione. Tutta la superficie era visibilmente compromessa a causa di una patina biancastra omogenea e mostrava un aspetto pulverulento con fenomeni di disgregazione della malta per la presenza di sali sotto il lvello dell'intonaco pittorico. Superficialmente si era depositato particellato atmosferico di nerofumo, polveri, inquinanti atmosferici e materiale organico.
A differenza della lunetta precedente erano presenti esfoliazioni del film pittorico, due evidenti stuccature in malta cementizia nella zona centrale e in quella superiore sinistra e un maggior numero di lesioni, tutte verticali nella zona del sottarco, accompagnate dal distacco d’intonaco nella porzione di centro-sinistra.
In prossimità di queste ultime si notava una maggiore concentrazione di efflorescenze saline dovute alla composizione del materiale utilizzato.
Il restauro
Un allievo del corso Restauro Affreschi è intervenuto su queste due lunette.
Per prima cosa ha eseguito un preconsolidamento delle scaglie di pellicola pittorica decoesa e successivo tamponamento della superficie con spugne naturali imbevute di acqua demineralizzata interponendo fogli di carta giapponese.
L'operazione di pulitura ha comportato la rimozione del particellato solido depositato e di vecchie stuccature in malta cementizia disgregate. Dopo il consolidamento dell’intonaco pittorico che presentava vistosi sollevamenti dal supporto è stata eseguita un'integrazione pittorica delle numerose lacune tramite la stesura di velature, a base di pigmenti minerali puri diluiti con acqua e legati da caseinato d'ammonio, in armonia con le cromie originali circostanti.